LA FERITA PIU’ ANTICA

amore e compassione

(…) Da un punto di vista sociale, la ferita dei non amati è legata alle “vaghe negazioni” che l’individuo fa proprie per apatica sottomissione alle regole dettate da famiglia, nazione, cultura e religione, ossia al rifiuto di quegli aspetti dell’espressione umana che la società non accetta. Questa sottomissione forzata viene trasmessa ai figli, che prima soffrono, quindi tacciono e infine, come i genitori, fanno soffrire altri.

Nel suo studio sul magnetismo, Peter Sloterdijk definisce l’uomo civilizzato come palude di stagnante negatività.

Le regole sociali vengono allora riconosciute per quello che sono: convenzioni, che a differenza delle norme fisse, possono essere modificate quando si rivelano più dannose che utili.

Quanto più ci liberiamo dal sentimento di non essere amati, tanto più riusciamo a permettere che queste norme fossilizzate scoppino come pustole infette. Non essere amati è “normale”, poiché le norme non affermano gli aspetti determinanti di ciò che in noi e negli altri è degno di amore; al contrario, l’amore è “anomalo” in quanto accetta ciò che la norma rifiuta.

(…) Poiché la fedeltà alle regole e la carenza d’amore sono legate tra loro, lo studio dell’analista, non può essere un luogo di fuga dalle realtà sociali. Al contrario, deve diventare un luogo in cui l’individuo diviene più consapevole di se stesso come punto d’incontro tra quanto gli è proprio e quanto proviene dall’esterno. Solo in questo modo si possono aprire nuovi spazi per quegli aspetti di umanità finora rifiutati.

(…) La vergogna scaturisce laddove vi sono punti di conflitto tra individuo e società. Non amiamo ciò che ci fa vergognare: lo nascondiamo; temiamo di essere disonorati, disprezzati e respinti.

Questa vergogna non va confusa con il naturale pudore, la riservatezza di cui abbiamo bisogno, la ricerca naturale dell’intimità.

(…) E’ difficile resistere alle parole che provengono dal nostro intimo, proprio com’è difficile reggere uno sguardo. Chi da bambino non è stato amato[1] trova difficile amarsi sotto lo sguardo di un’altra persona: continua a sentirsi non amato, anche quando è vero il contrario. E’ una verità che vale anche per chi è stato amato troppo o nel modo sbagliato. La carenza d’amore si cela dietro molte maschere. LA FERITA DEL NON AMATO E’ LA FERITA DELL’ESSERE UOMO!!

Quando invece riusciamo a rimanere nel campo magnetico di uno scambio di sguardi, diveniamo vitali e creativi. E’ possibile imparare a reggere la tensione dal punto critico in cui si decide il tutto, ad andare avanti conservando l’energia e la gioia di vivere.

(…) il principio “conosci te stesso” dovrebbe essere integrato dal principio “ama te stesso”, poiché a livello psicologico conoscenza e amore sono INSCINDIBILI – INSEPARABILI.

Possiamo riconoscere la persona non amata dal fatto che rispecchia gli altri laddove non conosce e non ama se stessa.

E ci perdiamo nei giochi del “non amore”:

  • Ancora la persona sbagliata!
  • Pur di essere amato … (dipendenza)
  • Io ti amo! Amami anche tu! (soffocamenti e pretese)
  • Non credo che tu mi ami (sensi di colpa/istinti di redenzione)

da:  Peter Schellenbaum “la ferita dei non amati, Red Edizioni, 1991

 Peter SchellenbaumPeter Schellenbaum è uno psicoanalista e scrittore di saggistica svizzero che ha istituito la psicoenergetica, un metodo psicoterapeutico  che mira a un’integrazione coerente dei processi mentali e fisici .

Ha studiato teologia e ha lavorato come cappellano studente a Monaco di Baviera . Si è formato in Psicologia Analitica seguendo C. G. Jung presso l’ Institute di Zurigo, e dove ha lavorato come analista didatta , ricercatore e docente . Dal 1993 dirige una scuola di formazione di psicoterapia  in Svizzera .
La concezione psicoterapeutica di Schellenbaum si espande a partire dalla psicologia del profondo di C.G.  Jung e fino all’ approccio della fisica . Da quest’ ultimo ha sviluppato il metodo di psicoenergetica o corpo – psicoterapia. Le sue opere permettono di attingere a questo metodo in modo piuttosto frammentario e processuale, dal momento che l’attività psicoterapeutica  è  ” vivificante “! Infatti, la  ” (…)  Psicoenergetica porta l’esperienza e l’intuizione che tutto – ma proprio tutto – ciò che una persona sta facendo si esprime in immagini o gesti.  La persona può apparire  irritabile o malata, ma ha un’ unica fonte di energia con la quale si esprime e che concorda con se stess0.” ( P. Schellenbaum, Il no in amore. Dipendenza e autonomia nella vita di coppia, Red Ed., Como (tr. it.) (1992) Prendi il tuo lettuccio e cammina!) .


[1] Da persone psicologicamente illuminate quali siamo, raccontiamo senza inibizioni che da bambini siamo stati lasciati soli in questa o quell’occasione, che non siamo stati compresi, che i genitori erano troppo rigidi o avevano pretese eccessive, che erano incapaci d’interessarsi alle nostre particolari inclinazioni, e così via. TUTTAVIA LA CARICA DI ENERGIA E’ PIU’ FORTE DI QUELLO CHE POSSONO ESPRIMERE LE PAROLE. E così, proseguendo il nostro tortuoso cammino, ci nascondiamo la chiara e semplice verità: ”Non sono stato amato e continuo a non esserlo

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